NON CONSUMARE CIBI DI ORIGINE ANIMALE
Un’alimentazione vegetale riduce drasticamente il nostro impatto sul Pianeta. Scegliere prodotti vegetali, locali e di stagione, significa ridurre gli sprechi.
L’allevamento è il fattore più impattante nel cambiamento d’uso del suolo. Da una ricerca svolta tra il 1960 e il 2011, è emerso che il 65% dei terreni è stato convertito alla produzione di alimenti di origine animale, a discapito di foreste, savane e terreni erbosi.
In Europa, il 71% dei terreni agricoli è destinato all’allevamento e si calcola che di questi circa il 63% viene impiegato per coltivare il mangime necessario agli animali e il resto è occupato da pascoli o dagli stabilimenti dove viene allevato il bestiame.
Gli allevamenti intensivi sono da considerare tra le principali cause del cambiamento climatico anche per le emissioni di gas serra che producono. Si prevede che se la popolazione mondiale non farà qualcosa per cambiare il proprio regime alimentare, il sistema arriverà al collasso entro il 2050.
Le prospettive non sono per niente rosee neppure sul fronte marino. Si stima che continuando a consumare pesce ai ritmi attuali entro il 2048 spariranno dal Mediterraneo i pesci che abitualmente vengono portati in tavola.
Complice della distruzione dell’habitat marino è anche la pesca a strascico. Le reti gettate in mare raccolgono indiscriminatamente ciò che trovano lungo il loro percorso. A questo proposito, si calcola che addirittura il 40% del pescato sia costituito da animali non commercializzabili!
E’ evidente dai dati sopra riportati che stiamo provocando una crisi dell’ecosistema planetario per meri interessi economici. E questo risulta ancora più tragico se consideriamo che gli alimenti di origine animale forniscono in media solo il 18% delle calorie e il 37% delle proteine che assumiamo nella nostra alimentazione!
La situazione drammatica in cui versa il Pianeta è stata messa in luce anche dal rapporto Ipbes, la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e sui servizi degli ecosistemi, presentata nel maggio 2018 presso la sede dell’Unesco a Parigi.
Lo studio è stato compilato da 145 autori provenienti da 50 Paesi più altri 310 contributor e ha richiesto tre anni di analisi di circa 15 mila diverse fonti scientifiche e governative. Sono stati valutati i cambiamenti avvenuti negli ultimi 50 anni ed è emerso che circa 1 milione di specie tra animali e vegetali, ovvero una specie su 8, si trovano ora a rischio estinzione in tempi brevi. Il rapporto mette in evidenza che il 75% delle terre emerse e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati pesantemente modificati dalle azioni umane.
Stiamo erodendo le fondamenta delle nostre economie, dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e della qualità della vita in tutto il mondo – ha commentato sir Robert Watson, presidente dell’Ipbes —. Il rapporto ci dice tuttavia che non è troppo tardi per fare la differenza, ma solo se iniziamo a cambiare, ora e a tutti i livelli, dal locale al globale.
Se anziché utilizzare i terreni per produrre enormi quantità di cibo per gli animali, ci limitassimo a coltivarli per produrre il cibo di cui abbiamo bisogno, il consumo di suolo e acqua e le emissioni di gas serra sarebbero indiscutibilmente inferiori.
Scegliendo un’alimentazione vegetale si fa una scelta sostenibile per il nostro pianeta e di amore verso gli animali!